sabato 21 giugno 2008

INTERVISTA A M NIGHT SHYAMALAN


Pensa che potremmo definire questo suo film un film ambientalista, o ecologista?

- Devo dire che in ogni film che ho realizzato fino ad ora c’è sempre qualcosa che ha a che vedere con una mia preoccupazione, una mia paura el momento. Se ho preoccupazioni di tipo famigliare allora magari anche il film ha a che vedere con la famiglia o con la perdita della famiglia. In questo caso ero sinceramente preoccupato per il futuro, e la paura per il futuro credo che si veda in tutta la mia opera.

Quali paure ci sono alla base di questo tipo di film?
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Per questo film mi baso un po’ anche su le paure che c’erano negli anni ’50 e ’60, paure a proposito di quello che sarebbe successo al mondo come la terza guerra mondiale, i diritti civili,la caccia alle streghe, quindi abbiamo avuto film come “L’invasione degli ultracorpi” o “La notte dei morti viventi”. Tutti questi film si incentravano su una paura dell'epoca rispetto a quello che sarebbe successo al mondo. Attualmente ci ritroviamo in una fase in cui c’è questa nuova paura di ciò che potrà succedere al mondo, cito film come “Io sono leggenda”, “Cloverfield”, Si risente ancora ancora una volta questa ansia per il futuro.


Si possono citare molti film di fantascienza o del modello apocalittico. Da quali ha tratto ispirazione?


Citavo prima “L’invasione degli ultracorpi”. E' un film che mi ha fatto paura non tanto per via degli Alieni.I momenti che mi hanno colpito e anche spaventato di più sono, ad esempio, quello della scena in cui il bambino dice “sembra mia madre, questa, ma non lo è”; un momento pauroso, in cui ci rendiamo conto che le persone che pensiamo di conoscere bene e che amiamo all’improvviso cominciano a comportarsi all’opposto di quello che noi ci aspettiamo. Questo è qualcosa che mi ha portato a dare quest’impronta di “film di sopravvivenza” al mio film. Come sopravviviamo quando le cose cambiano così tanto nella mia vita. Un altro dettaglio: finito il film avevo la possibilità di scegliere tra una decina di sequenze per i titoli di testa e di coda, c’erano scene di DNA, di fantascienza, ho scelto la sequenza delle nuvole e sono stati i miei figlidi 8 anni ad accorgersi mentre guardavamo “L’invasione degli ultracorpi” che anche lì c’è la scena delle nuvole.

C’è un tema ricorrente nei suoi film, la perdita della fede e la riconquista tramite un evento straordinario…
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Tutti i personaggi principali dei miei film sono io. Se io interpreto un personaggio nel film non sono io. In questo caso il personaggio interpretato da Mark Wahlberg sono io. Mi immagino così bello. Il personaggio ha in sé, in qualche modo, una fede da recuperare. Fede in Dio,nell'amore, negli esseri umani, nel futuro. In questo caso il personaggio interpretato da Mark Wahlberg crede profondamente nella donna che ha scelto e crede ancor più che questa donna ridiventerà ciò che lui sa che in profondo lei è ed è sempre stata. Il suo migliore amico non crede sia così, anche lei vive un grande dubbio verso se stessa, non crede di essere quwello che il marito crede che lei sia, una sorta di fede cieca.
Io credo che alla base di ogni film, soprattutto dei miei anche se possono trattare di fantasmi o alieni, ci sia sempre qualcosa di spirituale, anche se all’inizio non se ne parla. Questo è qualcosa che rende molto forti le reazioni del pubblico verso i miei film, anche quando non piacciono, anche se il film viene detestato,crea delle reazioni emotive profonde. Piaccia o meno. Attori come Walherg che sono uomini di fede attraggono me e portano questa convinzione personale all'interno del personaggio.

Perché una ribellione della natura, delle piante – come ne “La cosa da un altro mondo”?
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Molte delle cose che vedete nel film le andavo leggendo o ascoltando nei giornali e in televisione, la scomparsa delle api negli Stati Uniti ha avuto molta eco, anche il riferimento che di fa nel film al batterio antico emerso dalle acque in Australia è una notizia vera, la settimana scorsa ho letto di neurotossine trovate nella vegetazione in un lago in Thailandia, con le coste contaminate. Sempre in Thailandia si sosteneva che le rane stanno per scomparire. Questo senso di squilibrio che ci danno i terremoti e i fenomeni naturali ci fanno sentire come se fossimo noi i visitatori di questa terra, di un’interconnessione totale tra tutto ciò che esiste insieme noi ci dà una prospettiva, un approccio necessariamente diverso: non siamo noi che osserviamo tutto il resto, ma siamo parte del resto. Io non coltivo piante però vivo in campagna e tutto è colline verdi e piante.


Nel suo film precedente si faceva accenno ad un uomo del destino, che avrebbe letto un libro… qualche riferimento ad Obama?

La cosa strana è che nel copione originale di “Lady in the water” per lungo tempo c’è stata chiaramente la descrizione di questo personaggio, quando Storydescrive un uomo afroamericano. L’ho tolta perché quando facevano gli screening test i primi spettatori coglievano di più il discorso razziale, ma il film era un modo per raccontare come raccontiamo storie l’impatto che le nostre storie hanno sugli altri, possono modificare la vita di altre persone senza volerlo. Questo era il motivo per cui ho voluto togliere quella parte in cui si spiegava chi sarebbe stato quest'uomo lasciando il succo.

Alcune immagini sembrano già viste, da qualche parte. Che fonti ha avuto di ispirazione grafica? Quadri, illustrazioni, fumetti?


Questo film, fatto per far paura, si svolge tutto alla luce del giorno. Prendo in prestito molto da vecchi film a livello visivo,dell'era di Hitchcock, mi fa sentire a mio agio ma anche dall’estetica giapponese minimalista, da Kurosawa, e anche scene che avrebbe girato da Kubrick; mi sono dovuto trattenere dal fare inquadrature troppo alla Kubrick, con l’obiettivo ampio, con certe posizioni dei personaggi, certi movimenti. Sia io che l'attore abbiamo deciso di distaccarci da tale estetica.
E’ sempre il modo in cui uno alza la cinepresa, l’inquadratura che fa, che ti trasmette questa nota “musicale” attrevarso l'immagine. Facendo la stessa inquadratura in cui riprendiamo una folla, mettere la folla al centro dell’inquadratura crea una sorta di equilibrio che è quasi innaturale e quindi imperfetto, una sorta di disagio, come se qualcosa stesse per accadere; la persona si sente sollevata nel momento in cui il regista sposta l’inquadratura della massa di gente a destra o a sinistra. Se poi l’inquadratura va dall’alto verso il basso leggermente, questo cambiamento di visuale diventa un qualcosa che intimidisce chi osserva. Se invece è sullo stesso livello, paritaria, dà un’idea di conversazione, di dialogo continuo; e poi basta alzare leggermente l’inquadratura di una decina di centimetri, chi osserva ha bisogno di ridefinire, che sia una folla o un gruppo di animali, c'è il bisogno di togliersi da quella situazione una volta che la definizione è stata data. Ad esempio, potevo chiedere al mio direttore della fotografia di alzare leggermente l’inquadratura quando l’attore non era a suo agio e aveva bisogno di ridefinire qualcosa.

Che cameo fa in questo film?


In questo film ho un ruolo importantissimo. No in realtà sono solo la voce dell'amico Jeoy a telefono. Che si vedrà nel dvd.

In questa tragedia catastrofica i cittadini sono come abbandonati a loro stessi, non si vede mai lo Stato:

Quando ho riflettuto nella mia mente su come impostare la cosa ho sentito che nelle 36 ore in cui si svolge la vicenda, con un isolamento progressivo sempre più forte dei personaggi, non consentiva e non prevedeva un intervento così massiccio da parte dello Stato perchè nel momento in cui la cosa veniva realizzata e gli esseri umani diventavano sempre più sparuti l'intervento dello stato era inutile perchè ci si ritrovava senza genitori. Come un bambino che si ritrova solo. La paura di essere isolati e soli senza nessuno che si può prendere cura di te eche ti può proteggere.
E poi c’è un altro aspetto da tener presente: oggi è esperienza comune di chi ha subito perdite e tragedie venir a sapere di eventuali incidenti, perdite, tragedie familiari, da amici, corrispondenti, dalla CNN prima ancora che le autorità riescano ad identificare e a raggiungere i parenti di una vittima. Quindi c'è questa assenza dello stato in prima linea.

Ci dica qualcosa a proposito della classica paura americana del proprio vicino di casa, altro grosso terrore dei superstiti nel film:

Quella dei vicini credo che sia una paranoia esclusivamente statunitense. Il cortile dietro la mia casa oggi è tutto recintato, alto, mentre quando ero giovane io mia madre mi diceva semplicemente “torna per cena per le sei e mezzo”. Mia moglie è molto intelligente, eppure non riesco a convincerla in alcun modo che da quando ero ragazzino io a oggi le statistiche riguardo i rapimenti dei bambini che giocano in cortile non sono cambiate, non c’è stato questo terribile aumento di rapimenti o male fatto ai bambini. Non riesco però a convicnerla. Dove viviamo noi l’ultimo fatto grave è successo nel 1984, quando un uomo è stato assassinato, dopodoché credo che non ci sia stato nemmeno un furto d’auto in questi 25 anni. Hithcock voleva fare questo film su questa ragazza che credeva di essere seguita da qualcuno per le strade, poi sull'autobus immagina che qualcuno la stia ancora seguendo allora scende,sisente ancora seguita, si nasconde, sente dei passi, poi arriva finalmente alla porta di casa apre la porta ed è con una accolita di diavoli e di esseri demoniaci che bevono e bivaccano a casa sua. La paranoia di questa ragazza l'ha portata a vivere nell'incubo. Ed è questo un po' il senso che volevo dare nella scena della passeggiata in campagna.

a cura di Gianluigi Perrone

lunedì 7 aprile 2008

INTERVISTA A ALEX DE LA IGLESIA

Oxford Murders è un film molto diverso rispetto ai precedenti in cui ci aveva abituato ad una atmosfera grottesca. Invece questa pellicola contiene poco humor nero ed in generale c’è poco spazio per la commedia. Qual è il motivo di un cambiamento così radicale?

Alex De la Iglesia - Il motivo è semplice. La sceneggiatura stavolta è tratta da un libro, cioè dal lavoro di un’altra persona, ovvero Guillermo Martinez. In genere le scrivevo da me o con Jorge Guerricaechevarrìa, ed erano sceneggiature originali. Non avrebbe avuto senso trasformare un romanzo giallo in una commedia o forzarci all’interno la cattiveria ed il cinismo che metto generalmente nelle mie opere. Ho voluto rispettare l’atmosfera dell'opera originaria che volevo portare sullo schermo e quindi ho rinunciato a metterci troppo di mio. Comunque non mi piace il termine humor nero perché lo humor è sempre nero, in quanto si basa sulla vita, che è essa stessa nera. Questa non è mia,l’ho rubata a Rafael Azcona.

Cos’è che vi ha colpito in particolare del romanzo di Guillermo Martinez tanto da decidere di farne un film?

Alex De la Iglesia - L’intrigo che c’è dietro i tradimenti e gli l'inganni. La manipolazione della verità e l'identità ambigua dei personaggio, aspetti ricorrenti nel mio cinema. Il professore conosce solo una piccola parte della realtà e il giovane matematico arriva in luogo dove non riesce a farsi accettare. Mi incuriosiva particolarmente l'aspetto ludico, il fatto che nessuno dei personaggi è mai completamente sincero e fa finta di essere qualcun’altro.

Jorge Guerricaechevarrìa – Anche se non si può definire una commedia tout court ma è essenzialmente un mistery, la storia è comunque grottesca, ambigua, misteriosa. A sommatoria di intrighi e misteri è sempre affascinante, soprattutto per la maniera in cui si affronta l’argomento come un gioco di ruolo in cui si deve scoprire l’ assassino.

E’ interessante l'uso massiccio e complesso di piani sequenza che fa nel film. Da cosa deriva questa scelta tecnica?

Alex De la Iglesia - L’idea iniziale era diversa. Volevo realizzare un piano sequenza diverso . Volevo iniziarlo dall'alto, da un elicottero, per poter mostrare Oxford come se fosse un gioco da tavolo, come una scacchiera. Un regista usa i trucchi che conosce per avvincere gli spettatori. Lo spettatore di Oxford Murders partecipa al gioco e vede i personaggi muoversi come in una partita a scacchi. Purtroppo non ho potuto fare quello che volevo. Quando fai cinema chiedi tanto , ti promettono poco e alla fine ti danno ancora meno. Nel momento in cui ho proposto l’idea al direttore della fotografia mi ha preso per pazzo e che era impossibile. Mi sono messo a piangere, e Elija Wood ha avuto pietà di me. Ha detto "facciamo contento il ciccione” e alla fine abbiamo fatto otto inquadrature che sono state unite con un trucco.

Al contrario del tipo di thriller che escono oggi, tu stai facendo un percorso che ti porta a rispolverare la maniera più classica di creare suspance nei tuo film. Come mai ?

Alex De la Iglesia - Amo il thriller perchè sono lo specchio di come va il mondo, danno la visione più grottesca e realistica della vita. Un film poi è un universo a sé stante, che si può raccontare in molte maniere diverse. Si può parlare di qualsiasi cosa senza dover temere di sporcarsi con la realtà, perchè la verità assoluta non esiste o se esiste noi non la conosciamo. Il thriller è come il western, un genere in cui si può spaziare immaginare qualsiasi cosa perché non hai un riscontro relativo nella vita quotidiana con cui relazionarti. Sono due generi di fantasia, che ti permettono di lavorare sui simbolismi della realtà.

Jorge Guerricaechevarrìa – Visto che in giro ci sono tutte queste serie tv e film violentissimi, abbiamo voluto fare un film del mistero netto e pulito, mostrando gli aspetti più interessanti e concreti dei delitti senza per forza mostrarne la crudezza. Ogni effetto storico ha le sue conseguenze imprevedibili, e questo è molto affascinante.

Nel film si parla a lungo del trattato filosofico di Wittgenstein, che conoscenza ha del libro e che influenzato ha avuto su di te?

Alex De la Iglesia - Dunque, io ho studiato filosofia all’università. All’epoca mi sono fatto spiegare il Tractatus logico-philosophicus di Wittgenstein da un compagno di università e avrò capito giusto l'inizio e la fine. Mi ha colpito in particolare la frase”Tutto ciò che si può dire lo si può dire chiaramente. Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. Invece io ho fatto tutto il contrario, ovvero mi metto in mezzo a cose che non sono capace di fare. Questo mette nei miei film una qualche innocenza che li rende imperfetti ma sempre positivi. Di Wittgenstein comunque non ho capito niente. Mi ricordo la prima frase "Il mondo è ciò che avviene” e ancora sto cercando di capire che significa. Sono così superbo da voler lo stesso fare un film su una cosa che non ho capito.

Jorge Guerricaechevarrìa – Wittgenstein ossessionava, soprattutto ossessionava Alex e lo abbiamo inserirlo nel film anche se nel romanzo non c’era. Era un tipo assurdo, ha scritto la sua opera magna durante la guerra. Nemmeno le bombe lo fermavano. Pensate che per un anno ha fatto il college insieme ad Hitler. Abbiamo una sceneggiatura pronta su questa storia. Se c’è qualcuno che ce la vuole produrre siamo disponibilissimi.


Quindi secondo te, Alex, non può esistere una verità assoluta?

Alex De la Iglesia - Non lo so, e non saprei nemmeno dove cercarla. Faccio già fatica a capire come far finire i miei film. Soprattutto nella terza parte del film ho dei problemi. Secondo me la verità c’è ma ce la siamo fatta scappare.


Il concetto è simile a quello espresso da Orson Welles in Quarto Potere. Si è per caso ispirato a lui?

Alex De la Iglesia - Quarto Potere è stato la croce e la delizia di Orson Welles. E’ riuscito a fare un film perfetto, come l’equivalente cinematografico de la Repubblica di Platone, con una troupe perfetta. E’ l’espressione massima di Hollywood. Dopo aver fatto Quarto potere la sua carriera è andata in involuzione. Non ha fatto altro che ripetersi, imitarsi, viveva nel ricordo del film più grande di tutti i tempi. Noi cineasti di oggi non facciamo altro che questo. Ricordare. Non facciamo che ripetere a pappagallo tutto quello che già è stato fatto dai grandissimi nella prima metà del Novecento, quando le regole del cinema sono state scritte. Adesso è tutto un flusso che segue quelle idee.

A cura di Gianluigi Perrone

domenica 10 febbraio 2008

INTERVISTA A SILVESTER STALLONE


La sua ultima fatica è ambientata in Birmania, una tragedia che la stampa non riflette e che non è conosciuta. Come si è avvicinato a questo tema così forte? Nel mondo d'oggi quanto c'è bisogno di eroi?


Io credo che gli eroi moderni siano di varie taglie e dimensioni,non necessariamente devono avere muscoli anzi oggi giorno gli eroi hanno soprattutto bisogno di cuore e cervello.
Il mondo conosce tantissimo del Darfur,dell'Afghanistan,dell'Iraq, della Somalia, di tutte queste zone martoriate e ci sono lacune guerre nel mondo che vengono fatte passare sotto silenzio,che vengono tenute nascoste,di cui nessuno parla e quindi ho pensato che sarebbe stato interessante affrontare una guerra che è andata avanti e che dura da 60 anni ma che è tenuta sotto silenzio. E mi sono anche chiesto "è questa la natura umana?E' questo il modo in cui siamo fatti?E ho pensato che Rambo non sarebbe andato a infilarsi,non sarebbe andato a combattere in una guerra "famosa",una guerra conosciuta. Piuttosto sarebbe andato ma piuttòsto sarebbe tornato al suo inferno personale. E ho pensato che la Birmania era un inferno da questo punto di vista. Un inferno di guerra di cui nessuno sa e di cui nessuno parla. A questo punto il film poteva servire due padroni: da una parte educare,fare conoscere alla gente questa situazione orribile,che non è nota,che non è popolare,che non è diffusa. In secondo luogo consentire a Rambo di tornare in questo suo inferno personale,quindi essere sì n film di intrattenimento però allo stesso tempo qualcosa di educativo.

Che cosa rappresenta Rambo nella sua carriera?

Tutti quanti noi abbiamo una parte che è il paradiso e una parte l'inferno. Il lato generoso e il lato altruista. Il lato artistico,creativo e il lato distruttivo,nichilista. Il lato buono e cattivo. C'è anche in noi la parte della persona chiusa,pessimista,vendicativa,cattiva,che spinge alla guerra auto-distruttiva. E credo che questo possa essere descritto come il livello conscio e inconscio. Per me,tutto sommato,oggi giorno lo considero un privilegio. Io pensavo fosse un po' una maledizione il fatto di essere identificato con questi due personaggi, e invece credo sia un privilegio, la possibilità di poter sia la parte pessimista del mondo che la parte ottimista. La parte pessimista è quello che è amareggiato che ha questo rifiuto amaro degli altri ma anche quelo ottimista perchè il mondo è fatto così. E' al 50% una cosa e al 50% un'altra e quindi così la possibilità di incarnare quest'uomo che il guerriero,che è l'eterno soldato che cerca di tornare a casa per poi in fondo scoprire che una casa non c'è e non ce l'ha. Quindi i due aspetti che sono quelli della solitudine ma anche l'aspetto dell'amore.

Sul Los Angeles Times è uscita una tabella che ha scritto un professore dell'Università dell'Ohio che si è visto tutti i film di Rambo ed ha fatto dei calcoli. Ha visto che dal primo,dall'82 ad oggi c'è stato un boom di morti. sullo schemro. Una media di 2,59 in più Secondo lei è il mondo che è diventato più violento o è il cinema che ha più bisogno di azione e di adrenalina?

Per il bodycount,conta dei cadaveri, dato che c'è un aumento demografico uno deve cercare di tenersi al passo e mantenere il ritmo .L'idea in realtà è che in un film in cui ci sono meno morti e meno cadaveri si possa essere più drammatici mentre un film con molti morti può risultare un film più violento perchè più si ammazza e più sembra uno sciocco film d'azione ma in realtà non è così. In questo film inoltre io non avevo alcuna scelta considerando che in Birmania la situazione è esattamente come l'ho descritta anzi forse anche peggio. C'è questa fortissima,enorme forte violenza. Per esempio qualche mese fa c'è stato questo episodio in cui sono stati trucidati dei monaci buddisti,si è parlato nel notiziario di 15,20 o forse 30 morti, invece sono stati migliai di monaci fatti sparire dalla faccia della terra e questa violenza non è altro che purtroppo la rappresentazione della ferocia di queste persone in questa situazione.

Come mai non ci sono mai scene di sesso nei Rambo?

Il problema è che lui ha avuto un incidente in Vietnam dove gli è saltato via qualcosa ed è questa la ragione per cui possiede un lungo coltello.

Cosa ne pensa dell'action movie in questo momento?

I film d'azione cambiano con la personalità e la psicologia della società. Quando ero ragazzino c'erano i film di John Wayne e quelli erano i film d'azione. Poi è arrivata la mia generazione,io, Arnold Schwartzenegger,Chuck Norris e il film si è arricchito a livello di fantasia, è diventato più fantastico,più Hollywoodiano. Oggi c'è una generazione più basata sui computer,sulla tecnologia avanzata, questo genere è diventato meno genere fisico,basato sul fisico e molto più basato sulle tecnologie,sui computer,sulle possibilità degli effetti speciali. Ovviamente non voglio sembrare come mio padre o mio nonno che dicevano "ah,beh ai miei tempi,quelli della mia generazione erano sicuramente migliori" dico semplicemente che oggi si è più spinti verso la tecnologia e meno sulla parte fisica,c'è meno bisogno di questo quindi Jason Bourne è sicuramente diverso rispetto a quello che poteva essere ai nostri tempi. E' ovvio che mi piacerebbe avere quel livello di tecnologia perchè ai tempi miei quando bisognava fare uno stunt o una accrobazia consisteva nel fatto che ti sbattevano giù da un albero non è che c'erano alternative. Adesso ti creano tutto al computer.

Ci fa una classifica dei capitoli di Rambo secondo lei?

Il primo è come il primo figlio, magari ti da anche qualche problema ma ci sei attaccato in una maniera emotiva molto forte. Il secondo in termini di classifica è di gran lunga quest'ultimo. Il secondo Rambo è quello molto americano,pieno di fantasia con questa guerra combattuta alla Hollywood, molto diverso. La realizzazione della massima fantasia maschile di fondo. Nel terzo ho cercato di fare una cosa diversa,con i russi che vanno a combattere in Afganistan. Però devi stare molto attento quando vai a fare qualcosa che ha unanatura a che fare con la politica perchè appena due settimane prima dell'uscita del film Gorbaciov viene in america,dà un bacio a Ronald Reagan Perestroika! e poi ci rimetto io. E non sto scherzando,. Girando nel mondo in australia non facevano altroche fischiarmi,ero diventato un nemico. Con questo sapevo che nonostante la situazione della Birmania, anche se avessi girato un film non ci sarebbe strata un Perestroika per la Birmania perchè questa non è una guerra che finisce nè che viene risolta con una stretta di mano. Tra l'altro devo dire che ho contattato,questo non lo sa nessuno, il consolato Brimano a Washington perchè volevo recarmi in Birmania e loro mi hanno detto che non c'era niente,che era tutta una mia immaginazione,una fantasia,non c'era nessuna guerra. Io ho provato a dire che Angelina Jolie sta in Iraq, George Clooney in Darfur,io voglio andare in Birmania ma mi hanno risposto che non se ne parlava proprio e che non ero il benvenuto. Tu non sei gradito. Questo per dirvi quanto è orribile la situazione della guerra. Quest'ultimo film per me è sicuramente
quello che mi ha dato forse maggiori soddisfazioni proprio perchè uno pensa come Rambo puoi fare la differenza,facendo qualcosa,dedicandoti, puoi provare a cambiare qualcosa. Come il soldato che si dedica ad attività di tipo sociale e lavori di solidarietà e tenta di cambiare il mondo. In realtà no,ti sbagli. L'unica persona che puoi modificare è te stesso. Le persone possono cambiare ma non c'è nessuno e nessun esercito che possa cambiare il mondo se non solo temporaneamente.

Lei sostiene John mcCain, perchè? Lo vede come un riscatto per i Rambo e lo vede come un suo commilitone. Questo sarà l'ultimo capitolo come Rocky?O mai dire mai?

Non fate parlate gli attori di politica perchè gli attori non ne sanno assolutamente niente. Oltretutto ovviamente io posso esprimere la mia opinione che comunque non sposterà un voto questo ve lo posso garantire. Proprio perchè noi siamo dei dilettanti, non siamo degli esperti di politica, A livello assolutamente superficiale, come reazione e risposta emotiva, sostengo McCane perchè credo che in questo momento al nostro paese serva una persona veramente matura,una persona che abbia esperienza,una persona che capisca il gioco e che sappia come si gioca,e che ci piaccia o meno,sì la politica è uuna questione di vita o di morte ma in fondo la politica è un gioco ed abbiamo bisogno di qualcunoche sappia come partecipare,come giocare e non c'è tempo in questo momento per un principiante,una persona che deve ancora imparare come funziona che vada lì occupi l'ufficio,il posto del presidente e impari, deve esserci qualcuno che abbia già la maturità visto che noi stiamo andando verso 8 anni devastanti, dobbiamo cercare di recuperare la dignità che il nostro paese ha perso negli ultimi anni. E non è colpa di un singolo,di uno solo. La colpa purtroppo è un po' di tutti. Di come è andata la situazione a livello mondiale finora quindi a livello istintivo io mi fido di lui. E' una persona che guardandola mi ispira fiducia,e credoche possa fare bene al paese, non certo eprchè può assomigliare o puuò sembrar Rambo o perchè è un ex soldato o un ex combattente. Penso che in futuro Obama o Hillary Clinton potranno essere delle grandi star potranno essere anche dei grandi presidenti ma oggi c'è bisogno di qualcun'altro. E' come se io dovessi scegliere qualcuno per un film è ovvio che mi rivolgo a qualcuno come Arnold Schwartzenegger, che so,di cui mi fido piuttosto che qualcuno che non conosco.
Per me sarà molto difficile dire addio a Rambo, già è stata dura dover dire addio a Rocky. Anche perchè sento di aver molte altre cose da dover dire di Rambo e su Rmabo e se dovessi abbandonarlo per sempre sarei molto depresso.

Riguardo la regia. La regia è diversa rispetto ad altre regia. Quale è stato il suo approccio riguardo la rappresentazione della violenza che non è grafica ma che vuol lanciare un messaggio? Riguardo anche alla gravità della situazione. E per il ritorno a casa dell'eroe come regia quanto ha pensato a quella scena?

Per quello che riguarda la scena del ritorno a casa che ci parla di questo guerriero come se una vita ricominciasse come vediamo lui che Rocky saluta con la mano e scompare. Ci dà l'idea di qualcosa che continua anche con Rambo volevo farl ovedere. Avevo girato una scena in cui Rambo vede in lontananza il proprio padre,un padre che è indiano e questa è la ragione per cui ha ereditato tutte queste caratteristiche di essere così forte e così combattivo. QUando ho pensaot che sarebbe stato meglio,considerato che ho ancora delle idee da realizzare quindi probabilmente questo non sarà l'ultimo Rambo ho pensato di lasciare questa cosa aperta, lasciarla indefinita, quanto all'idea dal punto di vista registico, ovviamente mi sono posto la domanda di come fare la regia del film visto che non sono Spielberg o non so fare un film come Black Hawk Down,però ho pesnato che la cosa migliore sarebbe stato girare il film come attreverso gli occhi di Rambo stesso quindi momenti continui di tensione e adrenalina,senza mai un momento di calma se non qualche momento così qua e là. E questa mi è sembrata la situazione migliore E poi anche il discorso della rappresentazione della violenza che è rappresentata così come viene commessa in quel paese. La scena in cui Rambo strappa la gola di quest'uomo non è una scena girata solo ed esclusivamente ai fini di shockare il pubblico. E' proprio una specie di reazione e tensione emotiva e sessuale da parte di Rambo che vuole far provare a costui quello che loro hanno fatto provare a questa donna mentre sta tentando di violentarla e quello che è stato fatto provare a tutte le donne birmane che sono state violentate. Lui vuole far provare a quest'uomo la sofferenza,il dolore,l'umiliazione di essere violentati. E non è semplicemente l'omicidio in sè non basta,tutto questo livello di violenza che è molto grafico è anche molto realistico. Ed è stato fatto per mostrare al pubblico soprat ai giovani quanto può essere sanguinaria una guerra. Non dimentichiamoci che le guerre pù violente sono quelle civili e non quelle tra uno e l'altro paese. E' la violenza peggiore che si possa perpetrare.

Può chiarire i rumors sulla sua partecipazione al progetto di Quentin Tarantino, Inglorious Bastards?

Non l'ho mai letto. La gente continua a dirlo ma nno è affatto vero. E' come una specie di stupida leggenda ma non crdo nemmeno che esista uno script.

lunedì 4 febbraio 2008

INTERVISTA A SEAN PENN & EMILE HIRSCH



Come è nata la collaborazione con Eddie Vedder per le musiche del film?

Sean Penn: Avevo già in mente la musica di Eddie Vedder quando ho scritto la sceneggiatura ed ho fatto in modo di strutturare le varie scene in modo tale che le canzoni facessero parte delle transizioni del film.
E' stato proprio durante le riprese del film, nel vedere quello che faceva Emile mentre interpretava Chris McCandless, che ho individuato la funzione della voce di Eddie e ho capito cosa volevo fare con le sue bellissime canzoni.

Come ha individuato un l'attore così perfetto nella parte come Emile Hirsch?

Sean Penn:Emile l'avevo visto in un film e c'erano molte cose che mi convincevano nel suo aspetto fisico, nel suo modo di muoversi. Ho trascorso alcuni mesi con lui e uno dei punti principali di cui volevo essere assolutamente sicuro era che avesse la volontà e la fame per passare otto mesi in quelle circostanze, che fosse disposto a mettersi in gioco ed è stata la miglior scommessa che io abbia mai fatto perchè ritengo che sia la persona più adatta in assoluto per la parte.

Che cosa la fa arrabbiare oggi come artista, come uomo e come cittadino?

Sean Penn: Penso di poter trovare un'infinità di cose che mi fanno arrabbiare al giorno d’oggi. Questo è una sorta di combustibile ma mi piace pensare che non sia solo sulla base di queste reazioni che ho la mia ispirazione creativa. Tendo ad utilizzare la parola “volume” in questi casi. Quando la stupidità assume un volume troppo alto, questo mi suscita una reazione più di ogni altra cosa.

Ha mai compiuto un viaggio del genere, nella natura e spirituale in completa solitudine come quello di Chris McCandless? Quanto tempo sono durate le riprese?

Sean Penn: Probabilmente la mia esperienza che può sembrare più vicina in alcuni aspetti a quella del personaggio di Chris forse è la mia vita sull'oceano come surfer. Ma non è nulla che arrivi lontanamente a quel livello. E l’altra domanda com’era? Scusa ieri ho bevuto troppo vino rosso e vado a rilento. Sì, le riprese sono durate otto mesi.

Cosa l'ha attirata in particolare di questa storia e i giovani che tipo di lezione dovrebbero tirar fuori secondo lei?

Sean Penn: Suppongo di essere stato anche ripetitivo a tal riguardo ma penso che noi americani soprattutto, ma in generale tutto il mondo occidentale, viviamo in una società che ha sviluppato una dipendenza al comfort e vorrei che il film suscitasse delle reazioni tali nei giovani da portarli a riflettere sulla possibilità di farli uscire dalla zona di confortevolezza. E’ necessario eseguire un cambiamento attivo rispetto a quello che ci dicono gli altri di essere mentre cresciamo e scegliamo chi vogliamo essere veramente. E’ un rito di passaggio che ci porta a spingere verso questo limite. Non voglio raccomandare certamente di mettersi in pericolo da soli ma bisogna far battere i nostri cuori più velocemente.

Qual è il sentimento che l'ha guidata in tutte le fasi, dalla scelta del soggetto alla regia?

Sean Penn: Ci sono due elementi che hanno fatto da àncora, una parte della storia è mossa dalla fuga dalla corruzione dal mondo,dalla vita familiare, ma la parte dominante del film consiste nella ricerca, nell'inseguimento, trovare un posto che avesse un nesso, che fosse in sintonia con quello che vuole essere. Quindi una sorta di celebrazione della libertà,una ricerca della libertà.

Come avete evitato concretamente di mostrare Chris McCandless come un santo moderno,di equilibrarne i difetti e le qualità?

Sean Penn: Per me l'equilibrio era una questione importante per far diventare reale la storia di Chris McCandless ,farne mantenere l'autenticità senza farlo diventare un martire o sostenere in assoluto tutto quello che faceva. Era importante raffigurarlo come noi lo vediamo e quindi come crediamo che egli sia stato. Quindi l'elemento di autenticità è importante. In questo equilibrio il punto è non dargliele tutte vinte in situazioni in cui ha agito in maniera egoista, immatura,sconsiderata, avventata, si tratta di mantenere l'integrità degli elementi nel film almeno per quanto riguarda il personaggio dove anche i difetti sono sottolineati: la sua umanità,le situazioni coraggiose,l'amore. In effetti è di questo che si tratta. Sono i nostri difetti che ci rendono umani. Io non ho fatto nessuno sforzo per evitare una eccessiva santità o una sottolineatura dei difetti. Ho pensato che fosse interessante per gli spettatori permettere a questo personaggio di fare tutto il possibile per diventare quello che vuole, anche con i difetti che sono lasciati liberi di esprimersi . Infatti si può vedere chiaramente nel comportarsi con onestà che per quanto possiamo farlo l'autenticità del mondo della natura ci sovrasta, per cui non ho fatto nessuno sforzo né in un senso né nell’altro.

E’ importante fare film politici oggi giorno? L'uomo, secondo lei, deve avvicinarsi di più alla natura?

Sean Penn: Dipende. A volte i film politici sono tali per essere stati definiti così. I film importanti secondo me sono quelli che esprimono qualcosa di interessante per il realizzatore, per il regista nel momento in cui lo fa. In questo momento è facile capire perchè siamo in aumento di film politici. Per quanto riguarda l'essere collegati con la natura sono d'accordo con la maggior parte delle persone che pensano che la natura va considerata una nostra priorità.

Visto quello che succede a Chris McCandless, secondo lei chi non si adatta è destinato a perire come diceva Darwin?

Sean Penn: Cerco di stare molto attento nelle risposte a certe domande. Cerco di rispondere dal punto di vista del pubblico perchè io sono uno del pubblico in qualche modo. Quindi ritengo ci sia bisogno di liberarci dai condizionamenti ma tutto ciò non avrebbe un valore se poi non riportiamo quello che abbiamo imparato nella nostra comunità,nella famiglia e in quello che ci circonda . Si tratta di essere soli però è un valore che deve allargarsi per essere condiviso.

Di che tipo di sostegno ha avuto bisogno per diventare un regista con uno stile personale?

Sean Penn: Suppongo che in tutti i film che ho fatto la testardaggine sia stata la mia più cara amica ma questo è un caso piuttosto unico e le altre persone che sono qui con me sono molto importanti e anche la Paramount mi ha molto sostenuto dall'inizio alla fine,anche economicamente. Bill (Polhad, produttore ndr) mi ha dato molto sostegno ed ha avuto coraggio a darmi tanto supporto per un film come questo anche se chiaramente tutto questo non ci sarebbe stato senza Emile. Loro sono importantissimi. Si tratta di fare buone scelte con le persone per cui lavoriamo.

Nel film si dà molta importanza al valore della famiglia, come vede questo aspetto?

Sean Penn: E’ una questione difficile quella delle famiglie, io non sono uno che crede nel pregiudizio di sangue,se qualcuno fa parte della nostra famiglia non abbiamo un debito nei loro confronti. Tutto va guadagnato. La maggior parte di noi ha la tendenza a essere più tollerante e comprensivo in queste circostanze che con persone che non sono del nostro sangue, per così dire, ma la questione importante in questa storia è che qualsiasi figlio, qualsiasi individuo a modo suo deve essere pronto a fare qualsiasi cosa sia necessaria e questo include anche cambiare pelle rispetto ai genitori per poter scoprire chi è veramente e sentire che la propria vita appartiene a se stessi mentre la si vive e credo che ciascuno debba fare questo cammino personale durante la propria vita

C’è tutto un afflato religioso che prende questo film ed il suo protagonista. Secondo te è un tentativo di esprimere un atto di fede?

Sean Penn: Sono d'accordo sul fatto che si tratta di un atto di fede ma il mio compito non è descrivere qualcosa come religione, la cosa più importante della religione è l'aspetto personale al di là che lo facciamo in modo espresso o inespresso, conscio o inconscio. L’importante è che ci sia la fede.

Nel film si vede Bush padre. Sono passati quindici anni e il tempo sembra essersi fermato, c’era l’Iraq allora e c’è ancora in questo momento. Come la vede lei?

Sean Penn: E’ vero. Riguardo a Bush padre posso raccontare questo:sono stato ad un concerto di Bruce Springsteen e lui si è rivolto al pubblico dicendo “guardate quanta strada abbiamo fatto e adesso stiamo tornando indietro” . Sono parole che condivido.

Emile Hirsch,lei era è interessante come attore trasformista già in Lords of Dogtown. In Into The Wild come ha lavorato sul fisico?

Emile Hirsch: Per quanto riguarda Into The Wild mi sono dovuto mette in forma, ho fatto molte sfide di resistenza ,sfidato intemperie, corso, fatto esercizio, fatto una dieta e questo è stato un vero dono. Io sono sempre stato fisico come persona anche in precedenza ma questo film richiedeva un livello di fisicità che mi era nuovo. Le rapide sul kajak tra il Colorado ed il Gran Canyon, tuffarmici e tutto quello che ho fatto, le arrampicate in Alaska. Siamo arrivati molto vicini all'abbigliamento di Chris, non i veri vestiti ma cose molto simili e faceva freddo. Ho patito il freddo ed il caldo ed anche alcuni membri deal troupe si sono sentiti male.

Sean Penn,qual è la ragione per cui lei accetta una parte in un film e cosa la spinge a narrare una storia?

Sean Penn: Le scelte come attore sono cambiate negli anni, ora ci penso alla recitazione ma mi sono innamorato della regia quindi le scelte in questi campi sono molto simili nella maniera in cui ci scegliamo un partner nella vita, bisogna scegliere bene se no ci si ritrova in trappola, per così dire.

Emile com'è cambiato il tuo rapporto con la natura personalmente?

Sean Penn: Le mie percezioni e reazioni verso la natura sono diverse, sono più intense riguardo all' apprezzamento di essa. La gioia che mi dà la natura, le idee di esplorazione,il vedere l'enormità delle possibilità. L'altra faccia è un enorme rispetto del pericolo che è sempre presente nella natura e quando si vede da vicino a che velocità può precipitare una situazione che può diventare pericolosa si può avere una percezione diversa della vita, per quanto riguarda il mio senso della mortalità e credo che molte persone possono vivere la propria vita pensando che non accadrà mai a loro qualcosa di male ma essendo a stretto contatto con la natura anche un scivolone può porre fine alla tua vita o può lasciarti in condizioni di disabilità quindi bisogna stare molto attenti ed aver cura di se stessi in tutti i modi fare affidamento su se stessi in un certo senso.

Che rapporto avete avuto con la famiglia,la sorella,i genitori?

Sean Penn: Il rapporto è stato di fiducia. Ci abbiamo messo del tempo per costruirlo nell'arco di 10 anni prima che mi consentissero di fare un film sulla loro storia ma si sono aperti a me mi hanno ospitato a casa loro, raccontato la storia di loro figlio e sono stati di grande aiuto per me


Emile Hirsch: Ho potuto conoscere Walt, Billie, la sorella di Chris e li ho trovati persone intelligenti e gentili. La loro conoscenza mi ha illuminato e mi hanno fatto capire chi era Chris. Questo è quello che mi hai influenzato nell’ interpretare la parte è stato sentire l’amore che aveva la sorella per lui , scoprire il cuore dell'amore, ne parla come se fosse ancora vivo. Si ha maggiore rispetto per ciò che si fa quando ti rendi conto che sono persone reali. No so, so ho visto il personaggio diversamente quando ho capito che persona era.

Cosa ci può dire della meravigliosa interpretazione di Hal Holbrook?

Sean Penn: E’ favoloso. Nessuno sarebbe stato meglio di lui nel fare quella parte. Non c'è molto altro da dire. Il mio contributo è stato di averlo scelto. Io dicevo azione e lui ha fatto il resto. Mi piace sentire che il suo lavoro è stato apprezzato.

a cura di Gianluigi Perrone

lunedì 21 gennaio 2008

INTERVISTA A ROB ZOMBIE



Come ti si è presentata l'occasione di dirigere Halloween?

Beh, è venuta fuori in modo strano. Dopo aver fatto "The Devil's Rejects" ho iniziato ad incontrare un mucchio di gente. Mi hanno proposto altri remake a cui non ero interessato, altre robe interessanti, una grande quantità di proposte. Ho fatto un milione di incontri, ho anche cominciato a lavoricchiare a qualche progetto. Poi hanno cominciato a venire fuori cose a cui non avevo intenzione di essere associato. Un giorno mi arriva una telefonata per chiedermi se volevo incontrare Bob Weinstein che era in città, credo per i Golden Globes. Ok, ci vado ma è l'ultimo che faccio. Mi sono rotto di fare incontri perchè non portano mai a nulla. E' tutta una serie di chiacchiere inutili. Così vado al suo hotel e ci incontriamo, e lui tira fuori questa storia di Halloween. La Dimensions aveva i diritti di Halloween e lui voleva sapere il mio punto di vista su Halloween. Non come un remake, in senso lato. Essenzialmente, loro avevano Halloween e non sapevano cosa farci! So che avevano cercato diverse volte di fare un film di Halloween ma non ci erano riusciti, quindi essenzialmente la cosa mi è arrivata così, di punto in bianco.


Quindi tu hai avuto in mano Halloween come un tuo progetto, e deve essere emozionante visto che tu sei un grande fan del genere, ma di conseguenza ti trovavi a dover reinventare Halloween. Non c'è stato un momento in cui hai pensato "in che pasticcio mi sono infilato?"


Beh,all'inizio non ero sicuro di volerci entrare visto che non ero ansioso di fare un remake. Ho risposto "Non so, ci penserò.", nel senso che volevo richiamarli e dirgli di no. Ma l'ho lasciata lì e ci ho pensato per un paio di settimane. Ed a un certo punto ho cominciato a vederla come "Aspetta un minuto. Perchè presumo che sia una cattiva idea?
Può essere una idea incredibile. La sto prendendo con l'atteggiamento completamente sbagliato." E ho cominciato a lavorarci su. Sì, l'avrei fatto. Ho cominciato ad immaginarmi come potesse essere fatto. Ci ho pensato è ho capito che Michael Myers fosse un grande personaggio. E' uno delle poche icone moderne dell'horror. Ce ne sono solo 4 o 5. Molto raramente ricompaiono e vengono ripresentati in maniera classica. Così mi sono detto "cazzo, devo fare questo film. E' una grande cosa e può essere veramente grande."


Quanta libertà ti è stata data?


Al 100%. Non l'avrei fatto altrimenti. E' quello che loro volevano. Bob Weinstein ha detto "Vogliamo che lo prendi e ne fai quello che ti pare." Se c'è stata una cosa per cui mi hanno stressato sempre è dicendomi "Rendilo più Rob Zombie!" (ride). Non gli interessava proteggere il franchise...non si creava alcun problema. Voleva sono che iniziassi a lavorarci su. Ripeto, ero in una situazione molto rara e quindi era difficile dire di no.



E' stato difficile farlo? Hai avuto un sacco di tempo tra HOT1000C e TDR. Halloween è stato annunciato nel Giugno 2006 ed è uscito in Agosto 2007.


I maggiore ostacolo è stato l'errore che avevo fatto io...Ho visto Halloween un milione di volte ma mai pensando di farci un remake. Così ho cominciato a rivederlo ancora ed ancora e alla fine questo faceva più danno che bene, cominciava a fottermi la testa perchè io avevo la stessa idea che hanno i fan. Come puoi farlo? Come puoi cambiare questo? Quindi ho dovuto smettere di vederlo e di pensarci e a cominciare a pensare alla mia visione. Non è stato poi così difficile.E' stato difficile verso la fine, perchè la prima parte del film, cioè a storia del piccolo Michael, era facile perchè non esisteva già. La gente guarda il primo film e dice "Oh, era un ragazzino normale!". Ma noi non lo sappiamo veramente. Non viene detto nulla a riguardo e noi non abbiamo elementi per dirlo. E' solo gente che fa elucubrazioni su quello che vede. Quindi ho pensato che andava bene. Può andare bene così visto che è come un foglio bianco. E anche la storia del Dr Loomis nei primi giorni del manicomio Smith Grove era un foglio bianco. Potevo farci quello che volevo. E' stato nella terza parte del film ,quando si arriva a Haddonfield, che ho voluto inserire elementi classici. Farlo diverso ma inserire elementi classici. La maniera migliore con cui posso descriverlo alla gente è che è come Batman Begins. Mantieni Casa Wayne. Mantieni Batman. Vuoi il vestito di Batman. Probabilmente avrai Alfred che fa il maggiordomo. Terrai molte delle cose classiche ma vedrai un prodotto rappresentato in maniera diversa.



Cosa volevi dal tuo cast? Dal tuo Loomis, dalla tua Jaime, dal tuo Michael?


La cosa che volevo da tutti è di essere realistici e di prenderla seriamente. Perchè uno dei problemi che a volte si hanno...sai...i fan dell'horror amano le cose horror. Ma la maggior parte della popolazione non solo non ama l'horror ma non se ne frega nulla. A volte hai un attore e entra nel progetto con l'atteggiamento "h, ho capito che roba è. Sarà una cosa molto alla buona." Sai, ci sono preconcetti su come si recita nei film horror. E no, io non volevo succedesse. Voglio che recitiate come se fosse una storia vera. Dannatamente seria. Un fatto reale. L'intero film deve vivere e morire sulla recitazione. Non riguarda il recitare male e gli effetti speciali. Voglio che questo film sia convincente perchè voi avete dato un'ottima performance. Non perchè c'è un tizio grosso con una maschera che va in giro.



E' stato un beneficio che molti del cast non avessero mai visto Halloween? So che Malcolm McDowell non ha mai visto l'originale.


E' stata una cosa buona perchè non volevo imitassero quello che hanno visto prima, quindi ottimo...gli attori nell'originale non imitavano nulla. Era solo il loro punto di vista fresco su quello che dovevano fare. Se la gente inizia ad imitare, diventa strana. Nessuno vuole vedere qualcuno che imita Donald Pleasence o qualcosa del genere. E non c'è nessuna ragione per cui dovrebbe essere così perchè Malcolm McDowell è un grande attore. Volevo che McDowell fosse McDowell, non che imitasse qualcun'altro. Per la maggior parte il cast non aveva visto il film o lo aveva visto talmente tempo prima da averne un vago ricordo. Quindi non è stato un fattore determinante.



E invece Daniel Harris, che non solo ha visto Halloween ma era anche in alcuni del sequel.


Danielle Harris è venuta per leggere, non c'ero quel giorno, ma in realtà non ero convinto di prenderla perchè era in Halloween 4 e 5 e non lo vedevo come una cosa positiva. Anzi come una cosa negativa. Sì,per i fan sarebbe stata una cosa grande ma non volevo sminuire il film dicendo "Hey,guarda. E' una strizzatina d'occhio per omaggiare un altro film.". Non volevo lavorare in quel modo. Doveva vivere e morire tutto in questo film. Ma,sai, a suo merito, questo è il miglior complimento che posso farle dicendo che è stata così brava che l'abbiamo presa anche se non volevo prenderla. E lei lo sa. Gli ho detto questa cosa molte volte.



Visto da fuori, il cast è eccellente. Avevi già in mente qualcuno? O è venuto fuori coi casting?


Un po' tutti e due. Mi riferisco agli attori più anziani che volevo. Sapevo che volevo Tyler (Mane) come Michale Myers. Sapevo che volevo Malcolm McDowell, William Forsythe, Dee Wallace. Le uniche ragazze per cui ho fatto i casting sono le 3 ragazze, Laurie, Anny,Linda e i 3 ragazzini, il giovane Michael, Tommy Doyle e Lindsay Wallace.Sono gli unici che sono venuti per leggere. So quello che volevo e non ho avuto. Un ragazzino di 10 anni in testa. Per il piccolo Michael e Laurie Straude sapevo che dovevo avere facce nuove che non fossero identificabili in nessun altro film.


La performance di Scout Taylor Compton per quello che ho sentito sembra essere veramente forte.

E' fenomenale. E' fantastica. E questa è la cosa più grande perchè io volevo proprio lei. Sono venute decine di persone. Gente riconoscibile per altre cose, gente che non lo era ma Scout è stata sempre la mia prima scelta. Così ho lottato per averla. Volevo lei come Laurie Strode,sapevo sarebbe stata perfetta.


Tornando a Malcolm McDoweel, mi chiedevo cosa avesse portato in più considerando che è un grande attore.


Malcolm è uno strano attore perchè ha sempre quella vibrazione su di lui. Anche quando è il buono, sembra essere il cattivo. Non so. Lui ha un innata immagine inquietante in sè. Ma in maniera piacevole. Come in Arancia Meccanica, non importa quanto sia cattivo, tu pensi "questo tipo mi piace!". Quello che è stato grande in Halloween è che abbiamo creato più di un personaggio visto che il giovane Loomis è più idealista. E' uno psicologo pediatrico che lavora con questo ragazzo. E credo di aver raccolto l'approccio con la cosa, ho cercato di prenderlo dalla vita reale. Vincent Bugliosi è solo un pubblico ministero quando ha preso il caso Manson. Adesso è il più famoso del mondo e questo ha cambiato la sua vita. Adesso è legato per sempre a Charles Manson. Per sempre. Ed era la maniera in cui volevo ricrearla. Il Dr Loomis incrocia la sua strada con Michael prima di aver fatto qualsiasi cosa. E poi diventa parte della vita di Michael, e loro sono così interconnessi che Malcom inizia in una maniera e finisce in un'altra. Comincia molto idealistico e poi diventa questo tipo cinico che riconosce che tutto quello che ha fatto non è altro che un fallimento. E' interessante vedere l'evoluzione di questo personaggio.



Donald Pleasence ha spesso detto di amare il personaggio di Loomis e che voleva continuare ad interpretarlo. Come lo sente Malcolm?


Credo che Malcolm lo rifarebbe. Probabilmente. Sembra essere stato folgorato. Gli è piaciuto ogni minuto. L'ho adorato. E' stata una delle cose migliori del film. Ho sempre amato Malcolm, da Arancia Meccanica, o If o Lucky man o Caligola o Time After Time, sono sempre stato un suo grande fan. E lavorare con lui che è il tipo più fico che tu possa mai incontrare è stato grande. Cosa potrei chiedere di più?



Parlando di attori con un innato lato inquietante, che ci dici di Brad Dourif? Lo vedi per 5 minuti sul set ma è inquietante.


E' una cosa divertente. Io adoro richiamare gente del genere. Ho scelto Brad come lo sceriffo, che è una brava persona. Ho chiamato Danny Trejo come una persona simpatica, non come un duro. Ho preso Clint Howard come il serio dottore. Cercando di scegliere gente al contrario di quello che è normalmente. E Brad è grande, quello che amo di Brad che arriva così convinto della sua performance. Si cala completamente e ci crede sul serio. Non è che arriva e dice le sue battute, lui lo pensa veramente e glielo vedi negli occhi. E' una cosa che non noti sul set, a volte, ma è quella sorta di fattore X che solo certi attori hanno, e c'è proprio un certo livello a quello che vedi negli occhi e che ricevi. Questo è Brad. Brad è veramente brillante. Ho veramente apprezzato il fatto di lavorare con lui. Dee Wallace era un'altro con cui ho amato lavorare. Non volevo se ne andasse mai.(ride)Volevo continuare a infilarla nelle scene perchè lei è così brava. Lei è un'altra che ha fatto un milione di film ma lei è incredibile. E' stata una grande festa. (ride).


C'era anche Sybil Danning nel cast!

L'ho incontrata per Grindhouse. Perchè originariamente il mio piano per le tre nazi era di avere Sheri, Sybil e Diane Thorn (Ilsa) nella parte delle donne naziste. ma Diane non voleva farlo, per qualche ragione. E' stata una sfortuna. E lì ho incontrato Sybil. Ero già in produzione per Halloween quando ho finito di fare Werewolf Women. E lei mi ha detto "Oh, se c'è qualsiasi cosa da fare in Halloween, mi piacerebbe farlo. Qualsiasi cosa!." Ed era rimasta una sola parte, fa l'infermiera del manicomio. E' una piccola scena ma lei l'ha fatta spendidamente(ride).



Considerando quanto sei attivo sul tuo blog di Myspace, le news venivano prese tutte dal tuo blog. Hai avuto qualche influenza dalle idee che hai letto su internet?


Non sono stato influenzato in alcun modo. Non potrebbe essere,perchè la gente che commenta non ha la pià pallida idea di che sta parlando. Fanno commenti su un film che non hanno visto, su un film che non è neanche ancora stato girato! Quindi sono informazioni totalmente inutili, sfortunatamente. E quando stavo lavorando alla pre-produzione del film, non ho guardato nulla online o da nessuna parte,perchè non mi interessava. Perhè sei così confuso in quello che fai,perchè non importa. L'unico modo per fare un film è avere la tua visione di quello che vuoi, e dei avere una visione unica senza fregartene nulla di quello che pensano gli altri. E' la stessa cosa con il casting. Certa gente che è nel film, nessuno voleva che io la prendessi, e io ho dovuto combattere per prenderli. ci sono voluti anche quattro mesi, ma non avrei lasciato che succedesse. E ora che è fatta, è come "Wow, quel tipo è fantastico. Grazie al cielo lo hai scelto!" Perchè è così che doveva andare. E' il lavoro del regista, devi avere a che fare con i ciechi e lottare e lottare.


Qualcuno ha obbiettato che si sarebbe demistificato il personaggio raccontando il suo passato...


Io credo sia affascinante, non credo che demistifichi il personaggio. Innanzitutto nessuno sapeva quello che avevo fatto. (ride) La gente ha detto che non voleva tutte quelle spiegazioni. Chi ha detto che io avevo spiegato qualcosa? La cosa divertente di internet è che la gente dice "ho sentito dire che..." ed ecco spuntare 100 persone che dicono perchè è una cattiva idea. Ma la cosa non è vera sin dall'inizio quindi sono tutti fuori strada. Voglio dire, riguardo a Michale Myers, non volevo spiegare nulla. Quella è la cosa più grande riguardo a lui. Io volevo dare un'occhiata alla sua vita,, ma tutto quello che lo ha reso così è completamente inspiegabile. Non puoi dire "Oh, è successo questo quindi è diventato così". No, io volevo che fosse visto in una situazione di classe sociale bassa perchè non importa se è cresciuto in una famiglia ricca o povera, è comunque un fottuto psicopatico! L'ambiente non importa. Non importano gli amici perchè lui è uno psicopatico e lo trovo interessante. I bravi ragazzi da belle case diventano cattivi - non mi interessava fare la stessa cosa che è già stata fatta prima. Comunque, quella roba che la gente ha creato. Nel primo Halloween, è che attraverso la visione in prima persona di una maschera da clown, un ragazzino uccide sua sorella. Va fuori, due persone entrano, uno gli toglie la maschera e dice "Michael?". Questo è tutto quello che sappiamo! Sono forse i vicini? Magari il padre lo picchiava? Non sappiamo nulla. Nulla di quel film non è che pura speculazione messa su dai fans. Ripeto, non sappiamo nulla. Era mio compito riempire quei buchi come mi sembrava giusto.


Ri-raccontare la storia soddisfacendo i puristi e chi voleva di più, secondo la tua visione.


Sì,e quello che pensavo era che era affascinante o quello che mi affascina è che noi vediamo il dottor Loomis nell'originale prima che la merda colpisca il fan. Lui ha lavorato con questo ragazzino, ha fallito e ora, tutto quello che vuole è tenerlo rinchiuso. Beh, ho pensato che era bello vedere il Doctor Loomis mentre era ancora ottimistico rispetto a Michael Myers. E lentamente si rende conto che è senza speranza. Ecco perchè ho pensato fosse grande. Donald Pleasence avrebbe accennato a questo ma noi non lo abbiamo visto.


Lo so e ho sempre voluto vederlo.

Un pazzo in vestaglia salta fuori sotto la pioggia e scappa con la macchina. E' tutto quello che sappiamo. L'altra cosa che mi fa impazzire, faccio sempre comparazioni ta i film, ma io amo il film di John Carpenter. Ma la gente pensa che se io faccio comparazioni è come se stessi insultando il film. Non è così! Io voglio solo spiegare quali sono le differenze con il mio.


Carpenter ha visto il prodotto finale?

No.


Come è stato il dialogo con Carpenter quando hai iniziato a rifare Halloween?


Oh, è stato semplice. Io l'ho chiamato il giorno prima che la notizia fosse annunciata e sapevo che il giorno dopo sarebbe finita su Variety o qualcosa del genere. Io lo conosco da 10 anni, così l'ho chiamato ed o solo detto "Hey, guarda che ti volevo dire che lo sto poi facendo questo remake di Halloween". E lui dice "Grande! Fico! Vai,così! Niente Altro?"(ride) E' un uomo splendito. Fa semplicemente "Fico!"


La musica di Halloween è una icona quanto Michael. Cosa hai chiesto per il nuovo tema al compositore Tyler Bate ?


Tyler era sulla mia stessa barca, essenzialmente. Perchè la musica è più iconica di tutto il resto. E non eravamo sicuri di nulla ,perchè io ho iniziato a suonare senza nessuna musica in testa. Lui aveva fatto qualche schizzo ma non avevamo iniziato nulla se non a progetto avanzato perchè non eravamo sicuri che il tema di Carpenter funzionasse. Perchè è associato ai film che hai già visto. Ho pensato che guardando questo film sarebbe sembrato fuori luogo. Chi lo sa? Forse avremmo usato tutto. Anche la roba classica. Lui lo ha risuonato e lo ha reso molto diretto. Non lo volevamo rendere grande, rock, techno o merda del genere. Lo volevamo come se suonasse tipo vecchio. Se qualcosa avesse uno strano effetto synth avremmo usato qualche vecchio rottame. Volevamo che suonasse vero. E quando ha composto nuova musica è stata la stessa cosa. Volevamo che sembrasse come se ci fosse una parte della colonna sonora che non avevamo mai sentito. Il tema è veramente fico.


Come hai scelto le canzoni e come le hai integrate nel film?


Le canzoni che ho preso non suonano come una colonna sonora. Non è come in TDR che Freebird suona come un elemento tematico. Le canzoni sono tutte background dalla radio o cose simili. Una cosa che mi piace di mettere musiche del genere è quella di rendere il tutto reale. E mi piace che non ci sia alcuna musica nel manicomio. E' così sterile. E quando Michale esce fuori nel suo primo posto e finisce in questo lavaggio per camion, dove lavano dei camion a 18 ruote, in cui ha questo alterco con il personaggio di Ken Foree. La gente lava i camion e mette su musica fracassona. Ed è come se dal mondo in cui è stato intrappolato per 15 anni, esce e esplode in questo mondo di suoni. Era un modo per constrastare l'isolamento in cui è vissuto per tutti quegli anni.


Ci puoi dire di più delle scene rigirate?


C'è stato uno sproporzionamento. Tutti i film girati sulla Terra hanno scene aggiuntive girate. A volte ne senti parlare, a volte torni due giorni a rigirare. A volte la gente ritorna a girare per 8 settimane. Rigira mezzo film. Noi abbiamo girato 6 giorni. Non avevamo finito con il film. Abbiamo fatto un montaggio grezzo e lo abbiamo fatto vedere a New York, ed era venuto bene. E Bob Weinstein è venuto da me dicendo "Rob, il film è venuto bene, ci credo veramente. Se c'è qualche cosa che non hai preso la prima volta, o che vuoi aggiungere al film, ti darò i soldi per farlo." Ed è andata così. Non mi ha mai detto cosa girare. Non mi ha mai suggerito nulla. Ha solo detto "se vuoi fare qualcosa per renderlo meglio, ti supporto in tutto". E c'era qualcosa in verità. Fare un film è un puzzle con tanti pezzi. E finchè non è finto tu non puoi arrivare a dire. "Cazzo, avrei voluto avere quel pezzo lì e quello lì.". Per TDR non ho avuto questa opportunità ma qui l'ho avuta e l'ho fatto. Una cosa che volevo fare era ristrutturare la time-line del film. Così ho preso delle scene che erano girate di giorno e le ho rigirate di notte. Molte cose che volevo ristrutturare. Ci sono un paio di cose nuove, alcuni personaggi non mi sembravano risolti. Uno in particolare era il personaggio di Danny Trejo. E così è stato.


Da fan horror, cosa vuol dire rifare uno dei più grandi horror mai fatti?


Oh, è completamente surreale. Completamente surreale. Ho avuto un po' di momenti surreali come questi nella mia vita. Una è stata più di un anno fa quando ero sul palco a suonare God of Thunder con Ace Frehley. Pensavo "E' così assurdo! Ero questo sfigato che adorava i Kiss nei '70 e sono sul palco a fare questa canzone." Ace Frehey era sul palco con me e gli altri dei Kiss suonando questa canzone "E' stranissimo. E' come un sogno bizzarro.". Halloween è la stessa cosa. Sei sul set a girare Halloween. E sono a Pasadena nelle stesse strade in cui Carpenter ha girato. Era uno strano sogno di Halloween. Non ho mai perso quel sentimento e come fosse follemente fico.


La gente considera Halloween un argomento delicato. Cosa vorresti dire ai fan della maniera di fare un remake.

Io la penso così. Secondo me i remake sono una forma di passione e intento. E' ovvio. Come dire "Chi ti piace di più come Dracula? Bela Lugosi o Christopher Lee?" Io ho sempre detto "Ma vaffanculo! Io adoro entrambi. Sono entrambi fantastici." Lo sai, ma tu puoi dirlo quando qualcosa è rifatto velocemente per soldi. Questo non è il caso. Io ci credevo veramente. Ed essendo un grande fan dell'originale, e come molta gente, guardando Michael Myers degenerare con 7 seguiti finchè dici "Ma dove stiamo arrivando?" Volevo veramente prendere quel personaggio e quando la gente lo vede sullo schermo e dice "Non ho mai visto Michael Myers così bad-ass! In 30 anni!" Significava molto per me. Volevo veramente che fosse grande. L'ho preso veramente sul serio. La gente pensa che l'abbia fatto solo per soldi. No. Potevo andare in tour e fare 10 volte quei soldi che mi hanno dato per il film quel periodo. Non era una questione di soldi. Era quello che volevo fare. E lo penso quando il film funziona.



Tu ami questi film. Forse per la prima volta questo film è stato nelle mani di qualcuno che li ama.


Il fatto è che questi remake, non importa quanto siano buoni, non sono nulla. Nulla può farti amare qualcosa più dell'originale perchè è qualcosa di speciale per te. Questo vale pure per me. Non importa quanto sia bello il remake di Zombie, non potrà mai essere così speciale rispetto a quello che ho visto io in un cinema a mezzanotte quando ero al liceo. Era una esperienza esplosiva. E non è un insulto al film, è solo che c'è un tale bagaglio emozionale legato al film per molta gente. E sono d'accordo. Questo non vuol dire che non debbano essere fatti. Se fosse così, Nosferatu sarebbe l'unica versione di Dracula che avremmo visto per il resto delle nostre vite. Non c'è nulla di male nel farlo, devi solo farlo con il giusto intento e non per fare soldi facili. Il che succede spesso. Non prendiamoci per il culo. Anche se 100 remake fanno schifo dovete sempre avere fiducia in chi ha speranza. "Magari questo è quello che fa felici tutti." A me non me ne frega nulla dei film degli altri. Ho cercato di fare il mio bene.


L'unica maniera per ricominciare la serie era dare un calcio al passato e rifare tutto con qualcuno che ci teneva veramente quindi?


Non avrei mai fatto Halloween 9. Il 9 sarebbe comunque finito in video. Che fai? Dalla parte 8 mi sarei sentito come Gianni e Pinotto contro Frankenstein. Un grande personaggio di una volta è diventato una buco nell'acqua per qualcuno. Gianni e Pinotto rendono una barzelletta Frankenstein o Dracula. Questo è quello che Michael Myers era per me nell'8. Quando Hammer l'ha fatto con Christopher Lee e Peter Cushing per te era "evvai!"(ride). Queste sono cose che mi hanno fatto capire come dovevano andare le cose.


Eri un fan dell'intera saga di Halloween?


Non me ne può fregare di meno. No. Sono andati oltre quello che doveva essere datto. Pensavo che li avrebbero sparati nello spazio. Fategli combattere con qualcun'altro. (ride) Diventa ridicolo dopo un po'! Succede con tutto. Ok,amo lo Squalo. Con il 2 ci posso pure andare d'accordo. Con il 3,il 4...che sta succedendo?(ride).



Sei in pace con Michael Myers o continuerai con la storia? O la lasci dove l'ha lasciata Michael Myers?

Ho finito. Non importa come va questo film. Anche se questo fosse il più bel film di tutti i tempi, non tornerei indietro. Perchè volevo fare un unico grande film ed è tutto quello che avevo intenzione di fare. La maniera in cui lavora il genere horror, al di là di quello che ho fatto, troverebbero un modo per fare il sequel. Sai, se noi facciamo esplodere Michael Myers in mille pezzi, nella parte 2 si rigenera da solo. Lui finirebbe in un laboratorio governativo dove lo riassemblerebbero.(ride) La cosa che non voglio fare è ricominciare un franchise, perchè è così che è finito male. E' così che crei le schifezze. Devi solo concentrarti sul fare un grande film per tutti, perchè è veramente quello che interessa a tutti quanti. Tu non vuoi che finisca pronto per la seconda parte.



beh,allora spera che non ne facciano troppi sequel...


Non ne hanno nemmeno parlato. Questo è quello che mi è piaciuto di Bob Weinstein. Voleva reinventarlo senza creare qualcosa per ricominciare un franchise. Era focalizzato sul fare un unico grande film. Perchè se avessero voluto fare un sequel l'avrebbero pianificato da adesso e non è così. Questo mi è piaciuto. Tutte le intenzioni erano nella direzione giusta.



Questa versione al cinema è la tua definitia. Ci sarà una edizione due dischi con una versione alternativa, un director's cut?

Sai, la cosa divertente è che io non ho avuto nessun problema con la MPAA. Abbiamo avuto un rated R molto facilmente. Ed io ero perplesso per questa cosa. Non so se sia a causa della enorme quantità di film cruenti che sono usciti che lo hanno fatto sembrare meno violento. Ho la sensazione che ci abbiano dato più tranquillità perchè si trattava di Michael Myers che è tipo un... mostro. Diverso di un uomo che fa male ad un altro uomo. Tu puoi far scoppiare la testa ad uno zombie ma se fai fuori un uomo normale è un problema. Hanno queste regole strane. Quindi lo hanno preso per un mostro e ci hanno lasciati perdere.



Che ne pensi di film come Saw, Hostel?

Non ne ho visti diversi, quindi non ho una idea precisa. Non vedo molti film. (ride). Li vedrò in dvd e poi ti dirò.


Che cosa farai ora?


Prenderò un po' di tempo per me. Andrò in tour. Poi inizierò un altro film. Adesso sto cercando di capire cosa sarà esattamente.


Quanti dvd hai adesso?


Ah,non lo so. Ne dovrei avere oltre 10.000. Ho visto recentemente Hot Fuzz. Ho visto Il Labirinto del Fauno. Quando lavoravo a Halloween non ho visto nulla.


Non guardi film mentre giri?


A volte puoi farlo...a volte vedi qualcosa perchè cerchi di esprimere un'idea a qualcun'altro. Come "vedi questa scena qui? Questo è il tipo di illuminazione di cui parlo". Spesso è solo uno strumento per esprimere una idea a qualcun'altro. Ma dopo aver lavorato 8 ore al giorno, o 12 o 14 o 16 ore al giorno, certamente non torni a casa a guardare un film. Sei troppo scoppiato. Se devo guardare qualcosa, guardo i giornalieri.

a cura di Rob G., courtesy of iconoffright

giovedì 22 novembre 2007

AUDIOINTERVISTA A CLAUDIO FRAGASSO/RAOUL BOVA E IL CAST DI MILANO PALERMO IL RITORNO



Abbiamo incontrato il cast di Milano - Palermo il ritorno, con il sanguigno regista Claudio Fragasso e la moglie sceneggiatrice Rossella Drudi che difendono il cinema di genere contro l'ottusità di una mentalità retrograda e Raoul Bova, Enrico Lo Verso e Ricky Memphis che danno man forte.


1 -Quanto è difficile tornare a fare il cinema di genere oggi e quanto la tv si è appropriata del genere?

CLAUDIO FRAGASSO



2-Il film è il sequel di Palermo Milano. Che rapporto ha col il precedente film visto che arriva dopo 11 anni e quindi non nasce sull'onda del successo del predecessore.


CLAUDIO FRAGASSO

ROSSELLA DRUDI

3-Il film è distribuito da una major americana,la Buena Vista, che aspettative avete a riguardo per il mercato internazionale?
CLAUDIO FRAGASSO


4- Raoul, come hai ritrovato il personaggio dopo tanti anni?

RAOUL BOVA



5- Nel film ci sono forzature a volte inverosimili. Come si è posto riguardo alla credibilità degli eventi del film?

CLAUDIO FRAGASSO


ROSSELLA DRUDI


6 - Nel film in qualche modo c'è anche un messaggio sociale, per quanto riguarda la lotta alla mafia, per i bambini che in qualche modo sono il motore che si ribella alla mafia e nel finale molto western...


RAOUL BOVA



ENRICO LO VERSO

ROSSELLA DRUDI


7 - Come ha diretto i bambini, è stato semplice?


CLAUDIO FRAGASSO

8 - Visto che è uscito il discorso sul rapporto tra l'opinione pubblica e le forze dell'ordine, che ne pensate della morte del giovane tifoso per mano del poliziotto?


CLAUDIO FRAGASSO,RAOUL BOVA E RICKY MEMPHIS



a cura di Gianluigi Perrone